Arte nel tempo
Il percorso storico-artistico del MUSAS
Le cinque sale del piano nobile di Palazzo Cenci ospitano il percorso storico-artistico, che mette insieme opere provenienti da Santarcangelo e dal suo territorio, riferibili ai secoli del Medioevo e successivi, fino all’Ottocento. Si tratta di una selezione di testimonianze di questo lungo periodo, spesso slegate l’una dall’altra, ma che aprono squarci interessanti sulla condizione del paese, sulla sua vita, sulla sua cultura, sulla sua religiosità, sui personaggi illustri, sui legami con centri vicini e lontani.
Fra esse non mancano i grandi capolavori, tra cui spicca il polittico trecentesco di Jacobello di Bonomo, di incredibile bellezza.
A queste opere d’arte di proprietà comunale si sono aggiunti nel tempo interventi di artisti contemporanei, che oggi sono parte integrante del percorso museale.
Il Pagus Acervolanus
Sala 5. La Pieve
Il sito dove nel VI secolo viene costruita la Pieve di San Michele Arcangelo, a circa 1 km dal centro abitato attuale, ha rappresentato già dall’antichità il centro di aggregazione del territorio, per la sua posizione favorevole, in area pianeggiante, vicina alle vie di comunicazione e alle risorse primarie. Nella tarda antichità, quando l’abitato romano viene scomparendo e sembra ridursi il popolamento sparso, resta vitale l’attività delle officine ceramiche intorno a San Michele.
Le officine forniscono tubuli, piccoli tubi in terracotta, laterizi e lucerne costruite imitando modelli prodotti in Africa, indicando il persistere di contatti con i centri più importanti come Rimini e, forse, Ravenna.
San Francesco restituita: gli arredi dell’antica chiesa
Sala 6. Medioevo e Rinascimento
Nel Medioevo il paese si sviluppa sul colle Monte Giove, dominato dalla Rocca Malatestiana e chiuso da mura, fino a raggiungere nel ‘400 l’aspetto dell’impianto attuale del borgo, con i suoi edifici pubblici, signorili e di culto, da cui provengono i preziosi elementi architettonici e frammenti lapidei esposti.
La sala restituisce per la maggior parte la ricostruzione della Chiesa di San Francesco, a partire dalla grande cancellata in ferro battuto del XVI secolo: la chiesa, fondata nel XIII secolo fuori dalle mura, sull’antica via Emilia, poi soppressa dopo essere stata usata come deposito militare e fabbrica di pipe, viene demolita nel 1885-86 per lasciar posto all’edificio delle scuole.
Il Seicento
Sala 7. Il Seicento
Il XVII secolo è un periodo di grande fervore artistico che si riflette anche a Santarcangelo.
I migliori dipinti seicenteschi sono ancora collocati nelle chiese del paese (Collegiata e Suffragio), ma il MUSAS ospita una selezione di opere di gusto manierista e naturalista di artisti locali e di pittori romani e bolognesi significative: l’Annunciazione di Giulio Bistolli, del 1650 circa, pittore attivo a Rimini e nel Montefeltro, esposta sopra a una “console” barocca, cioè un tavolo in legno intagliato e dorato del XVIII secolo; seguono poi una Madonna col rosario di artista ignoto, forse romano, una tela raffigurante San Giovanni Battista, di autore sconosciuto, forse anch’egli di scuola romana e una tela con la Madonna e Santa Lucia che porge i suoi occhi al Bambino, opera di Cesare Gennari databile intorno al 1670 e copia di un dipinto del Guercino.
Il secolo del Papa: Clemente XIV
Sala 8. Il Settecento
Il Settecento rappresenta uno dei secoli di maggior splendore per Santarcangelo, segnato dal sorgere
di importanti edifici di culto come la Collegiata e la chiesa delle Monache, ma anche dell’arco onorario dedicato nel 1777 a papa Clemente XIV, protagonista indiscusso della storia locale.
Il papa era nato a Santarcangelo nel 1705 dalla famiglia Ganganelli, divenuto sommo pontefice nel 1769 fino alla morte, nel 1774. Si è distinto per aver sciolto l’ordine religioso dei Gesuiti.
L’arco onorario, collocato lungo la via Emilia, è stato realizzato con fornice centrale ricavato da una parete decorata in bugnato laterizio su cui si appoggiano colonne di ordine dorico, architrave e decorazioni in marmo bianco.
In questa sala del museo è presente il modello in legno dipinto dell’arco, realizzato in scala da Cosimo Morelli nel 1773, insieme al plastico del suo progetto per la nuova piazza del Mercato.
Una città d’arte
Sala 9. L’Ottocento
La sala è dedicata a opere dell’800, epoca a cui risalgono anche gli affreschi che ne decorano soffitto e pareti, dove sono rappresentate coppie di colonne in rosso tra pareti in grigio, che sorreggono le volte, decorate da motivi floreali.
In questo periodo a Santarcangelo sono attivi personaggi di spicco in ambito letterario e artistico: tra questi gli eruditi Gaetano Marini e Marino Marini, i pittori Giovan Battista Galliadi e Antonio Alessi, gli scultori Sisto Gallavotti e Gaetano Lombardini, quest’ultimo autore del prezioso bassorilievo in pietra bianca rappresentante Mercurio. Lombardini, allievo di Canova, ha lavorato a Roma, Forlì, Cesena, lasciando a Santarcangelo altre opere notevoli esposte nella chiesa Collegiata.
Un percorso di arte contemporanea
Il MUSAS ospita frequentemente mostre di arte contemporanea che dialogano con la collezione permanente e con i percorsi di valorizzazione d’arte presenti in città, nella ricerca continua di un dinamismo che renda anche il museo capace di proporre letture diverse del patrimonio e di aprirsi a un pubblico sempre più ampio e vario.
Alcune installazioni contemporanee sono entrate a far parte dell’allestimento permanente del museo e si incontrano tra le sale lungo il percorso archeologico e quello storico-artistico: l’opera “Girolimetti” dell’artista Andreco salendo le scale dalla Sala 1. La fornace, il “Volo nuziale” di Leonardo Blanco che fuoriesce dai camini della Sala 3. Età romana e della Sala 9. Ottocento.
Sono presenti inoltre diverse opere a spray su muro di Eron, uno dei writers più noti a livello internazionale, tra cui “History, wall memory and soul”, nella sala dedicata alla archeologia romana, “Guido Cagnacci is gone…but the soul is in the wall”, nella Sala del Seicento. La terza opera “Don’t cry” incornicia l’ultima lettera scritta alla madre da uno dei tre partigiani impiccati a Rimini il 16 agosto 1944.