Arte nel tempo

Il percorso storico-artistico del MUSAS
Le cinque sale del piano nobile di Palazzo Cenci ospitano il percorso storico-artistico, che mette insieme opere provenienti da Santarcangelo e dal suo territorio, riferibili ai secoli del Medioevo e successivi, fino all’Ottocento. Si tratta di una selezione di testimonianze di questo lungo periodo, spesso slegate l’una dall’altra, ma che aprono squarci interessanti sulla condizione del paese, sulla sua vita, sulla sua cultura, sulla sua religiosità, sui personaggi illustri, sui legami con centri vicini e lontani.
Fra esse non mancano i grandi capolavori, tra cui spicca il polittico trecentesco di Jacobello di Bonomo, di incredibile bellezza.
A queste opere d’arte di proprietà comunale si sono aggiunti nel tempo interventi di artisti contemporanei, che oggi sono parte integrante del percorso museale.

Il Pagus Acervolanus

Sala Pieve

Sala 5. La Pieve
Il sito dove nel VI secolo viene costruita la Pieve di San Michele Arcangelo, a circa 1 km dal centro abitato attuale, ha rappresentato già dall’antichità il centro di aggregazione del territorio, per la sua posizione favorevole, in area pianeggiante, vicina alle vie di comunicazione e alle risorse primarie. Nella tarda antichità, quando l’abitato romano viene scomparendo e sembra ridursi il popolamento sparso, resta vitale l’attività delle officine ceramiche intorno a San Michele.
Le officine forniscono tubuli, piccoli tubi in terracotta, laterizi e lucerne costruite imitando modelli prodotti in Africa, indicando il persistere di contatti con i centri più importanti come Rimini e, forse, Ravenna.

L’edificio di culto viene costruito con un’unica ampia navata e una profonda abside esternamente poligonale, utilizzando i materiali prodotti dalle stesse fornaci, laterizi e tubuli per le volte absidali, come quelli usati a Ravenna nel V-VI secolo per ottenere coperture molto leggere, secondo una tecnica costruttiva che era nata in Africa.
La vetrina della sala espone alcuni di questi tubuli da volta rinvenuti nei dintorni della pieve, del V-VI secolo d.C., insieme a un frammento di cornice in marmo decorato con un motivo a cordone a doppio intreccio, dell’VIII secolo d.C.
La forma, la tecnica costruttiva e la stessa dedica a San Michele Arcangelo riflettono la diretta influenza “bizantina” sulla pieve, contemporanea alle famose basiliche di Sant’Apollinare in Classe e di San Vitale a Ravenna. La torre davanti alla facciata viene costruita invece nel X-XI secolo, con la doppia funzione di campanile e torre difensiva.
A partire dal medioevo il sito della pieve mantiene la sua funzione centrale, sebbene isolato rispetto al nuovo centro abitato, il borgo fortificato da mura che viene a concentrarsi sul vicino colle, detto “Monte Giove”.

San Francesco restituita: gli arredi dell’antica chiesa

Sala 6. Medioevo e Rinascimento
Nel Medioevo il paese si sviluppa sul colle Monte Giove, dominato dalla Rocca Malatestiana e chiuso da mura, fino a raggiungere nel ‘400 l’aspetto dell’impianto attuale del borgo, con i suoi edifici pubblici, signorili e di culto, da cui provengono i preziosi elementi architettonici e frammenti lapidei esposti.
La sala restituisce per la maggior parte la ricostruzione della Chiesa di San Francesco, a partire dalla grande cancellata in ferro battuto del XVI secolo: la chiesa, fondata nel XIII secolo fuori dalle mura, sull’antica via Emilia, poi soppressa dopo essere stata usata come deposito militare e fabbrica di pipe, viene demolita nel 1885-86 per lasciar posto all’edificio delle scuole.

Polittico

Il MUSAS restituisce al pubblico parte degli arredi e delle opere della chiesa, che si sono conservati nonostante le vicende che hanno riguardato la chiesa. Grazie a uno studio di materiali d’archivio oggi è possibile ricollocare tali opere nella loro posizione originaria, come racconta la ricostruzione fruibile attraverso il totem multimediale presente nella Sala.
Tali opere, che appartengono a epoche diverse, includono: tre iscrizioni lapidee, tra cui una relativa alla fondazione della Cappella di Sant’Antonio Abate nel 1422, che inserita nella muratura esterna della cappella; una pregevole tela del pittore di Ravenna Luca Longhi, che rappresenta una Madonna con il Bambino fra i santi Francesco e Giorgio, commissionata nel 1531 da Antonello Zampeschi, che ebbe in feudo Santarcangelo dal 1530 al 1534; infine un coro ligneo del XVI secolo con stalli decorati a tarsie, utilizzato dal clero durante le celebrazioni liturgiche in funzione di sedile.
L’opera di maggiore pregio è certamente il polittico firmato da Jacobello di Bonomo e datato al 1385, che decorava l’altare maggiore della Chiesa di San Francesco: una grande e sontuosa pala composta da sedici tavole racchiuse dipinte, con una pregevole carpenteria. La tavola maggiore raffigura la Madonna con il Bambino e i due committenti, mentre gli altri pannelli rappresentano la Crocifissione e quattordici santi con i loro specifici attributi.

Il Seicento

Madonna con Bambino e Santa Lucia di Cesare Gennari

Sala 7. Il Seicento
Il XVII secolo è un periodo di grande fervore artistico che si riflette anche a Santarcangelo.
I migliori dipinti seicenteschi sono ancora collocati nelle chiese del paese (Collegiata e Suffragio), ma il MUSAS ospita una selezione di opere di gusto manierista e naturalista di artisti locali e di pittori romani e bolognesi significative: l’Annunciazione di Giulio Bistolli, del 1650 circa, pittore attivo a Rimini e nel Montefeltro, esposta sopra a una “console” barocca, cioè un tavolo in legno intagliato e dorato del XVIII secolo; seguono poi una Madonna col rosario di artista ignoto, forse romano, una tela raffigurante San Giovanni Battista, di autore sconosciuto, forse anch’egli di scuola romana e una tela con la Madonna e Santa Lucia che porge i suoi occhi al Bambino, opera di Cesare Gennari databile intorno al 1670 e copia di un dipinto del Guercino.

Nella parete opposta si incontra un’opera di un pittore locale, Giovan Battista Amato, con la scena di incoronazione della Madonna incoronata con il Bambino e i santi Agata e Rocco, santi taumaturghi molto venerati nella zona. Accanto a questa fino al 2016 il MUSAS esponeva una rara opera del 1625 circa di Guido Cagnacci, grande artista nato a Santarcangelo nel 1601 da famiglia marchigiana; questa opera, di proprietà della collezione Luigi Koelliker che l’aveva concessa in deposito temporaneo, rappresenta la Madonna che tiene in grembo il Bambino, porgendogli un fiore e la collana del rosario, simboli premonitori della passione. Dopo la restituzione al proprietario, nel 2017 il writer riminese Eron ha realizzato al suo posto sul muro un’opera eseguita con la tecnica spray che reca lo stesso soggetto di quella del Cagnacci, dal titolo “Guido Cagnacci is gone…but the soul is in the wall”, “Guido Cagnacci è partito, ma l’anima è sul muro”, alta 2,80 metri.
La sala espone poi un ritratto del cardinale Michelangelo Tonti, rappresentato con la sua veste da prelato di colore rosso acceso e, nella parete di fronte, una carta topografica della Romagna del 1640, entro cornice.
Nella sala sono presenti anche due vetrine: una con un gruzzolo di monete in mistura di argento e rame rinvenuto nel 1936 a Santarcangelo, composto da oltre 2.000 pezzi databili tra 1489 e 1605.
Nella seconda vetrina sono esposti alcuni oggetti della liturgia sacra di varie epoche, provenienti dalla Chiesa di San Francesco: una “pace”, cioè una tavoletta decorata con la raffigurazione della deposizione di Gesù dalla croce in metallo argentato, un ostensorio in bronzo del 1550 circa; al 1700 risalgono un tronetto eucaristico in legno intagliato e dorato e due calici in argento.

Il secolo del Papa: Clemente XIV

Sala 8. Il Settecento
Il Settecento rappresenta uno dei secoli di maggior splendore per Santarcangelo, segnato dal sorgere
di importanti edifici di culto come la Collegiata e la chiesa delle Monache, ma anche dell’arco onorario dedicato nel 1777 a papa Clemente XIV, protagonista indiscusso della storia locale.
Il papa era nato a Santarcangelo nel 1705 dalla famiglia Ganganelli, divenuto sommo pontefice nel 1769 fino alla morte, nel 1774. Si è distinto per aver sciolto l’ordine religioso dei Gesuiti.
L’arco onorario, collocato lungo la via Emilia, è stato realizzato con fornice centrale ricavato da una parete decorata in bugnato laterizio su cui si appoggiano colonne di ordine dorico, architrave e decorazioni in marmo bianco.
In questa sala del museo è presente il modello in legno dipinto dell’arco, realizzato in scala da Cosimo Morelli nel 1773, insieme al plastico del suo progetto per la nuova piazza del Mercato.

Ritratto di Papa Clemente

Le altre opere della Sala 8 sono in gran parte frutto delle donazioni del papa alla sua città natale e al convento dei Minori Conventuali.
Nella vetrina è esposta una pianeta, abito indossato per le celebrazioni, una sorta di preziosa tunica senza maniche; è in ricco broccato bianco, con decorazioni in rilievo a fili e lamine d’oro e stemma del papa sul dorso. Sono presenti, inoltre: un calice in argento dorato con lo stemma di Clemente XIV inciso sotto al piede; una elegante custodia per calice in pelle, legno e cuoio con impressioni in oro dello stemma papale, donata da Clemente XIV alla Chiesa di San Francesco.
I ritratti esposti, che raffigurano Ganganelli cardinale e papa, sono opere di artisti attivi a Roma all’epoca.

Una città d’arte

Quadro di Giovan Battista Galliadi

Sala 9. L’Ottocento
La sala è dedicata a opere dell’800, epoca a cui risalgono anche gli affreschi che ne decorano soffitto e pareti, dove sono rappresentate coppie di colonne in rosso tra pareti in grigio, che sorreggono le volte, decorate da motivi floreali.
In questo periodo a Santarcangelo sono attivi personaggi di spicco in ambito letterario e artistico: tra questi gli eruditi Gaetano Marini e Marino Marini, i pittori Giovan Battista Galliadi e Antonio Alessi, gli scultori Sisto Gallavotti e Gaetano Lombardini, quest’ultimo autore del prezioso bassorilievo in pietra bianca rappresentante Mercurio. Lombardini, allievo di Canova, ha lavorato a Roma, Forlì, Cesena, lasciando a Santarcangelo altre opere notevoli esposte nella chiesa Collegiata.

Insieme ai ritratti di personaggi di rilievo alle pareti, nella teca sono esposti timbri e sigilli del Comune di Santarcangelo, che ricordano l’assegnazione del titolo di città concesso da Leone XII l’8 agosto 1828.
Tra gli altri oggetti esposti, vi sono un Crocifisso in legno proveniente dal Palazzo Comunale, un candeliere in terracotta e un mattone d’argilla datato all’inizio del XX secolo e recante il graffito in corsivo “Merda a voi”: un messaggio di disprezzo o malaugurio di un fornaciaio forse stanco dal lavoro.
Presente in questa sala nel camino del palazzo nobiliare, l’installazione di arte contemporanea dal titolo “Volo nuziale” di Leonardo Blanco: l’opera rappresenta una sorta di coda lunga circa 80 centimetri, affusolata e composta da tessere metalliche di colore giallo, che fuoriesce dal camino.

Un percorso di arte contemporanea

Il MUSAS ospita frequentemente mostre di arte contemporanea che dialogano con la collezione permanente e con i percorsi di valorizzazione d’arte presenti in città, nella ricerca continua di un dinamismo che renda anche il museo capace di proporre letture diverse del patrimonio e di aprirsi a un pubblico sempre più ampio e vario.
Alcune installazioni contemporanee sono entrate a far parte dell’allestimento permanente del museo e si incontrano tra le sale lungo il percorso archeologico e quello storico-artistico: l’opera “Girolimetti” dell’artista Andreco salendo le scale dalla Sala 1. La fornace, il “Volo nuziale” di Leonardo Blanco che fuoriesce dai camini della Sala 3. Età romana e della Sala 9. Ottocento.
Sono presenti inoltre diverse opere a spray su muro di Eron, uno dei writers più noti a livello internazionale, tra cui “History, wall memory and soul”, nella sala dedicata alla archeologia romana, “Guido Cagnacci is gone…but the soul is in the wall”, nella Sala del Seicento. La terza opera “Don’t cry” incornicia l’ultima lettera scritta alla madre da uno dei tre partigiani impiccati a Rimini il 16 agosto 1944.

Dipinto sul muro di arte contemporanea

Galleria